Quesito

Da qualche tempo sto usando con una certa soddisfazione il trattamento completo (fiale, lozione e shampoo) Biothymus F ; in tempi di ''mucca pazza'', essendo considerato il timo un organo bersaglio del morbo (BSE) e non essendo indicato sulle confezioni da quali animali esattamente provengano gli estratti di timo, posso proseguire il suddetto trattamento senza correre alcun rischio?

Risposta

L'estratto di timo presente in Biothymus F è ottenuto dal timo di vitelli molto giovani. La ditta produttrice ci ha assicurato che tutti i controlli veterinari sono rispettati e, a loro giudizio, non ci sono rischi concreti di infezione, dato anche l'impiego topico locale, esterno, del prodotto. E' pur vero tuttavia che il Decreto Ministeriale 8 maggio 1996 aveva provveduto a vietare l'impiego di prodotti cosmetici di tessuti e fluidi di origine bovina e di sostanze ottenute da bovini provenienti dal Regno Unito, nonché la commercializzazione di cosmetici già prodotti con detti materiali, e ciò fa ritenere che il rischio di contagio, seppur minimo, possa esistere. Il Decreto citato prevedeva però anche che i produttori di cosmetici contenenti tessuti e fluidi di origine bovina di provenienza diversa dal Regno Unito, dessero comunicazione al Ministero della Sanità del Paese di origine ditali ingredienti, unitamente all'assicurazione del fatto che detti Paesi avessero attivato un valido sistema di sorveglianza dell'encefalopatia spongiforme bovina. Il mondo cosmetico era pertanto già sensibilizzato al problema BSE. Al momento attuale non è stata emanata alcuna ulteriore disposizione o restrizione dell'impiego di prodotti di origine bovina nei cosmetici (mentre è del 5 gennaio l'ultima disposizione riguardo ai medicinali), alla luce dell'attuale epidemia di BSE, ma è realistico pensare che nuove disposizioni saranno impartite ai produttori e alla rete distributiva nel prossimo futuro. In mancanza di tali disposizioni è probabile che saranno i Produttori stessi ad eliminare dai loro prodotti cosmetici componenti che possono provocare allarme nei consumatori.