Il 5 gennaio scorso è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale (n. 4) un decreto ministeriale che predispone i controlli che devono essere eseguiti sui medicinali i cui principi attivi derivano da materiale di origine bovina.
Il provvedimento nasce dal recepimento della direttiva comunitaria 1999/82 e impone nuove misure volte a limitare la trasmissione e la diffusione del morbo della mucca pazza (encefalopatia spongiforme bovina - BSE) nell'uomo.
 
In base al decreto, le aziende produttrici di farmaci dovranno comunicare, entro il 15 febbraio 2001, al Dipartimento per la valutazione dei medicinali del Ministero della Sanità i principi attivi e gli eccipienti contenuti nelle rispettive specialità medicinali, evidenziando in particolare i principi attivi derivanti da materiali di origine bovina potenzialmente a rischio di trasmissione dell'encefalopatia spongiforme nell'uomo. Entro 90 giorni dalla data stabilita, l'Istituto Superiore di Sanità (organo tecnico-scientifico del Ministero) dovrà pronunciarsi in merito a questi farmaci: in caso di non idoneità il Ministero potrà sospenderne o revocarne l'autorizzazione all'immissione in commercio con appositi decreti. Entro la metà di maggio sarà quindi possibile conoscere con certezza quali sono le specialità medicinali in cui il rischio mucca pazza, secondo le nuove disposizioni, risulta nullo, mentre saranno ritirate dal commercio quelle, se esistono, che presentano un rischio seppur minimo.
Fino ad oggi, quali sono state le garanzie di sicurezza per i farmaci? Il primo provvedimento, che risale al giugno del '91 (''Misure relative a specialità medicinali provenienti da organi e tessuti bovini'') tendeva essenzialmente a regolamentare la produzione e la commercializzazione di medicinali a base di principi attivi di derivazione bovina. Altri decreti ministeriali successivi hanno sostituito il precedente, apportando misure sempre più rigorose per tutelare la sicurezza dei consumatori.
Nel corso di questi anni, come conseguenza dei vari provvedimenti ministeriali, un certo numero di farmaci è già stato ritirato dal commercio. Attualmente perciò non dovrebbe esserci alcun rischio di presenza di componenti bovine non controllate nei medicinali in commercio nel nostro paese.
Una normativa per minimizzare il rischio di BSE è stata introdotta dal '96 anche per quanto riguarda i cosmetici, i presidi medico chirurgici e i dispositivi medici, anche se la trasmissione della malattia attraverso questi prodotti risulta realmente improbabile.