Stampa e televisione di recente hanno dato ampio risalto ai possibili rischi connessi a una eventuale diffusione della cosiddetta "influenza aviaria". Ricorrono spesso anche previsioni allarmistiche che, se mal interpretate, potrebbero portare alla convinzione che l'influenza aviaria si trasformerà sicuramente in una devastante epidemia, che colpirà tutto il mondo occidentale, provocando milioni di casi di malati e migliaia di morti. A fronte di tutte questa informazione/disinformazione vale la pena di fare il punto sulle conoscenze disponibili.
 
L'influenza aviaria è una infezione virale causata da virus influenzali, che colpisce soprattutto gli uccelli selvatici e domestici, con sintomatologia variabile (grave nei polli e tacchini, insignificante nelle specie avicole acquatiche). L'infezione può interessare anche altre specie (come maiali, cavalli) nonché l'uomo ma la trasmissione all'uomo è generalmente rara e fino a oggi non sono stati documentati casi di trasmissione da uomo a uomo.
 
I virus dell'influenza aviaria si trasmettono all'uomo per via respiratoria (inalando cioè le particelle virali) in seguito a contatti diretti con animali infetti vivi o morti, loro escrementi, saliva e secrezioni respiratorie: sono cioè necessarie condizioni del tutto particolari di promiscuità fra uomini e animali, condizioni praticamente assenti nel nostro paese ma presenti ad esempio nei paesi del Sud-Est asiatico da dove provengono le segnalazioni di casi di infezioni dell'uomo.
 
Non sono mai stati registrati casi di contagio per via alimentare e non c'è alcuna evidenza scientifica di una possibile trasmissione attraverso il consumo di carni avicole o uova dopo accurata cottura. Il virus infatti è inattivato dal calore (70 °C) per cui non ci sono rischi a consumare carne di pollo o tacchino cotta.
Al fine di impedire l'introduzione della malattia in territorio europeo, la Commissione Europea ha disposto il blocco di importazioni di carne di pollame e di prodotti derivati, oltre al divieto di importazione di uccelli ornamentali e da voliera, da tutti i paesi considerati a rischio. Il Ministero della Salute ha disposto il potenziamento dei controlli da parte dei propri uffici periferici di sanità e ha emanato un'Ordinanza Ministeriale che introduce misure di quarantena e controllo dei volatili oltre all'etichettatura obbligatoria delle carni fresche per la tracciabilità della loro provenienza. La sicurezza sanitaria delle carni di pollame, come di tutte le carni, è assicurata dalla presenza del bollo sanitario che viene apposto alle carni dopo che tutti i dovuti controlli ispettivi abbiano dato esito favorevole, e le stesse siano state giudicate idonee al consumo umano. La bollatura sanitaria delle carni di pollame è una garanzia per il consumatore poiché deve essere effettuata sotto la supervisione del veterinario ufficiale. Il pollame regolarmente commercializzato in Italia è perciò da ritenersi sicuro. Per scongiurare l'evenienza di imbattersi in carni di importazione clandestina è consigliabile inoltre acquistare sempre polli interi in quanto la carne di importazione viene spesso commercializzata già in pezzi o precotta.
 
I rischi per la salute umana quindi sono nel complesso molto contenuti e sono al momento assenti in Italia.
Oltre a consumare carni e uova solo dopo accurata cottura è importante a scopo precauzionale intensificare le pratiche igieniche durante la manipolazione, prima della cottura, delle carni acquistate, con particolare riguardo al lavaggio delle mani ( occorre fare attenzione a non avvicinare le mani al naso). Per il momento non sono state adottate restrizioni ai viaggi per e dai paesi colpiti dall'influenza aviaria, ma chi dovesse recarsi in zone a rischio è bene eviti qualsiasi tipo di contatto con pollame e suini ( evitare le zone rurali e i mercati con elevata presenza di questi animali) e si attenga alle norme di igiene personale sopramenzionate.
Come nei confronti di molte malattie da virus, l'uomo potrebbe proteggersi vaccinandosi; al momento, il vaccino contro il virus dell'influenza aviaria non è disponibile, ma se ne prevede la prossima realizzazione anche se per un suo impiego su larga scala i tempi saranno inevitabilmente più lunghi. La vaccinazione antinfluenzale tradizionale non conferisce una protezione specifica verso il ceppo virale dell'influenza aviaria. Non ha senso perciò pensare di poter utilizzare l'attuale vaccino per una protezione a tappeto di tutta la popolazione. Come per gli scorsi anni, la vaccinazione antinfluenzale resta consigliabile per tutte le persone di età superiore ai 6 mesi con importanti e cronici problemi di salute, le persone di età superiore a 65 anni anche se in buona salute, e a chi svolge compiti di primario interesse collettivo. La vaccinazione degli operatori addetti all'allevamento aviario contro l'influenza umana comune (cioè i ceppi usualmente in circolazione), non protegge la singola persona dall'influenza aviaria, ma è comunque opportuna. Infatti, questa vaccinazione riduce la probabilità di compresenza nello stesso organismo dei due virus aviario e umano, riducendo così anche la probabilità di un loro rimescolamento genetico.
 
In assenza del vaccino, i farmaci antivirali rimangono la sola opzione (almeno teorica) per combattere il virus. Zanamivir (Relenza) e oseltamivir (quest'ultimo a breve in commercio col nome di Tamiflu) sono autorizzati per il trattamento della comune influenza. Per essere efficaci, in caso di infezione, devono essere assunti entro le 48 ore dall'inizio dalla comparsa della sintomatologia e servono a ridurre la durata della malattia. Sono efficaci anche contro il virus dell'influenza aviaria ma non esistono al momento evidenze cliniche sufficienti per consigliarne l'acquisto per un impiego precauzionale.