Quella che tradizionalmente è chiamata erba di San Giovanni, è nota col nome botanico di Hypericum perforatum, o semplicemente Iperico, una pianta utilizzata da anni per molte malattie. Da qualche tempo viene utilizzata anche nel trattamento della depressione lieve anche se i dati disponibili in questo ambito non sono ancora pienamente convincenti. Ciononostante, l'Iperico si è rivelato uno straordinario successo commerciale, anche grazie a campagne promozionali che hanno messo l'accento soprattutto sulla mancanza di effetti indesiderati, così frequenti invece con gli antidepressivi tradizionali.
Una caratteristica dell'Iperico divenuta sempre più evidente mano a mano che l'impiego è andato diffondendosi è la possibilità che interagisca negativamente con molti principi attivi assunti in associazione. Le interazioni più frequenti sono quelle che portano ad una riduzione dell'efficacia dei farmaci associati, in quanto l'iperico induce l'organismo a inattivarli più rapidamente. Questo è ciò che avviene ad esempio con anticoagulanti, contraccettivi orali, teofillina e altri ancora. Una seconda possibilità è che compaia una sindrome causata dalla sommatoria dell'effetto dell'Iperico con quello di farmaci che, come l'Iperico, aumentano la concentrazione nel cervello di una sostanza chiamata serotonina, da cui il nome di sindrome serotoninergica.
La Sindrome serotoninergica è l'insieme di segni e sintomi determinati appunto da un eccessivo rilascio di serotonina dalle terminazioni nervose. I sintomi comprendono: agitazione, confusione, irrequietezza, disorientamento, sudorazione, senso di calore, instabilità pressoria, aumento della frequenza del battito cardiaco e della respirazione, ecc... Questa interazione interessa i nuovi farmaci antidepressivi e i più recenti farmaci per l'emicrania (i cosiddetti "triplani").
 
Molto meno conosciuta è la Griffonia simplicifolia, una pianta africana i cui semi sono molto ricchi di una sostanza, il 5-idrossitriptofano, che nell'organismo si trasforma in serotonina. Per questo ne viene proposto l'impiego nel trattamento di quei disturbi in cui si ritiene sia coinvolta la serotonina cerebrale come ad es. la depressione, l'emicrania, l'insonnia e l'obesità, anche se non si sa con certezza quale sia la sua effettiva efficacia né tanto meno la sicurezza, e neppure le dosi di impiego più idonee. La Griffonia viene definita "una alternativa naturale ai farmaci, ma senza effetti collaterali", ma questa conclusione non trova una conferma scientifica adeguata. Non è menzionata nella farmacopea, né nelle banche bibliografiche o nei testi di fitoterapia. Si può dire solamente che il suo impiego è ammesso in Italia dal Ministero della Salute, essendo ricompresa nella lista degli estratti vegetali che possono essere impiegati negli integratori alimentari. D'altro canto poiché è ben documentata invece la possibilità che l'associazione del 5-idrossitriptofano con farmaci che aumentano la concentrazione della serotonina nel cervello possa determinare una eccessiva presenza di questa sostanza a livello cerebrale e sviluppare così una sindrome serotoninergica, la presenza in commercio di prodotti che contengono Iperico e Griffonia associati fa nascere qualche perplessità.

Conclusioni

Il diffondersi di cure alternative naturali delle quali non sempre si conoscono sufficientemente l'efficacia e la sicurezza è un fenomeno che le autorità competenti dovrebbero tenere sotto controllo e che dovrebbe indurre a riflettere coloro che si rivolgono ai rimedi naturali nella convinzione che tutto ciò che è naturale sia anche cosa buona e che tutto ciò che è artificiale sia cosa cattiva.

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